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Il primo giornale di Cetara

La Torre di Cetara, l’evoluzione architettonica del simbolo del paese

-di Daniele Magliano-

La storica Torre di Cetara è una delle strutture più antiche del noto borgo rivierasco. Con l’avvento degli angioini nell’area amalfitana, il sistema difensivo di torri di avvistamento di età normanno-sveva realizzato secondo un principio di comunicazione visiva che permetteva una rapida allerta in caso di avvicinamento nemico a tutto il territorio della costiera, venne conservato, migliorato e riorganizzato sottoponendo le torri stesse ad alcune modifiche.

Furono proprio gli angioini a edificare la Torre di Cetara costituita, allo stato attuale, da più stratificazioni storico-architettoniche, dalla sua realizzazione avvenuta intorno agli inizi del XIV secolo passando per varie modifiche nel corso dei secoli fino agli ultimi interventi di recupero di qualche anno fa.

La sua storia ha inizio all’incirca alla fine del XIII secolo allorquando la guerra del Vespro in Sicilia mise in serio pericolo il commercio locale su tutta la linea di costa campana, a causa di numerose navi da guerra provenienti dal basso Tirreno. Di conseguenza gli angioini s’impegnarono nell’edificazione di ulteriori torri semaforiche sparse lungo tutta la Costiera Amalfitana.

Anche a Cetara assistiamo, così, alla costruzione di una piccola torre, di forma cilindrica, posta sulla sponda più orientale del paesino, su una roccia a picco sul mare. La torre difensiva, non troppo tempo dopo, e per un breve periodo, divenne anche prigione a seguito della Congiura dei Baroni del 1460. Nella torre venne imprigionato il figlio del re Ferdinando I D’Aragona che si rifiutò di partecipare alla Congiura e di collaborare con il Principe di Salerno, Antonello S. Severino, e con Antonello De Petruciis di Aversa.

Successivamente, a seguito di alcuni attacchi da parte delle flotte turche che erano intenzionate  a saccheggiare le piccole realtà della Costiera, si realizzarono, sotto il Vicerè di Napoli, Don Pedro da Toledo, nuove torri di avvistamento lungo la costa. Nel 1563 con il Vicerè Don Parafran di Alcala iniziò il programma di modifiche delle vecchie torri e di realizzazione delle nuove.  Anche la Torre di Cetara fu sottoposta a ulteriore modifica del suo assetto tipologico.

Un antico documento risalente al 25 Giugno 1567 attesta dell’aggiunta della torre vicereale, la cui realizzazione fu assegnata a Camillo Casaburi (mastro fabbricatore cavese) aiutato da altri maestri come Raffaele De Marinis e Onofrio De Abbate che, di fatto, cambia la finalità della torre di avvistamento che passa ad avere un ruolo di difesa del territorio. L’aggiunta alla vecchia torre angioina è a struttura tronco-piramidale a doppia altezza, molto possente, destinata al contenimento delle troniere, ovvero una sorta di apertura praticata ad accogliere i cannoni posizionati sui quattro lati della torre. Presentava, inoltre, alcune feritoie dalle quali si poteva lanciare olio bollente in caso di pericolo.

L’altezza della Torre è considerevole: ben 32 metri rispetto alla quota del mare e di 12 metri rispetto alla piazza del torrino angioino. Presenta poche finestre, dunque particolarmente inespugnabile. Nella parte ovest della torre vi è, inoltre, un torrino dal quale si diparte il ponte di collegamento con la terra ferma. Nel XIX secolo la struttura divenne di proprietà privata e lo fu per ben due secoli. I privati realizzarono altri due piani adattandola ad un uso prettamente abitativo.

Alla fine dello scorso secolo la storica struttura è diventata di proprietà comunale ed è stata sottoposta a un restauro e consolidamento i cui lavori si completarono dieci anni fa. Nel 2012, per volere dell’artista Ugo Marano si è trasformata in museo civico.

 

 

 

 

 

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