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Erchie, la leggenda dell’amore appassionato tra Eracle ed Amalfi

Chiunque si avventuri lungo la strada che da Vietri porta fino ad Amalfi, quella strada che è nota a tutti come la Divina Costiera si rende conto che, in quei luoghi incantanti, il confine tra la realtà ed il mito è davvero molto sottile.

La presenza del divino davanti a quel mare, a quelle montagne che in esso strapiombano e sotto quel cielo luminoso che si specchia in quelle acque, è tangibile. Si avverte con prepotenza.

Appare quindi naturale che molti dei luoghi disposti lungo quel meraviglioso percorso richiamino, già dal nome antiche leggende e miti greci e romani. Ad esempio l’insieme dei sentieri che uniscono in altura Positano ad Amalfi sono conosciuti col nome di “Sentiero degli Dei”.

Se ci si porta su a Ravello ci si può affacciare a quella che è, forse, la terrazza più strepitosa che esista al mondo, cioè la Terrazza dell’Infinito di Villa Cimbrone. Sono luoghi la cui bellezza è tale che pur sapendo che alcuni racconti sono leggende, si è spinti a scambiarli con la realtà. In affetti il mito e la realtà si sovrappongono.

È questa una magia che si avverte in altri pochissimi luoghi al mondo. Ma la Costiera oltre ai luoghi più conosciuti cela alcune perle di un fascino raro. È il caso di Erchie che sorge lì dove il vallone di San Nicola incontra le acque del mare e nelle pendici dei monti Lattari si apre un magnifico anfiteatro naturale.

Erchie ci rimanda già nel nome al mito dell’eroe greco Eracle, o Ercole per i Romani. L’eroe che per primo, riuscì a trasformare in divina la sua natura mortale.

Ercole era figlio di Giove e della regina Alcmena, con cui il padre degli dei si era congiunto con l’inganno. Il piccolo fu alimentato col latte di Giunone, approfittando dei momenti in cui la dea era addormentata. Da quel latte egli trasse la sua forza prodigiosa. Sposò poi Deianira e sebbene la amasse, non disdegnò altri amori.

Uno dei più intensi fu quello che suscitò in lui una ninfa che viveva sulla sponde della Campania: Amalfi,  una giovane di una bellezza indicibile ed Ercole quando, passando dalle nostre parti, la incontrò nel luogo ove oggi sorge Erchie se ne innamorò perdutamente.

Fu un amore travolgente, ma sfortunato, come spesso accade per gli amori più grandi. Suscitò l’invidia del Fato che fece in modo che la giovane vita di Amalfi fosse, prematuramente falciate dalle parche.

Quella morte improvvisa lasciò sbalordito Ercole il quale volle che il nome della sua amata non fosse più cancellato dalla memoria del mondo e scelse per questo un luogo di trascinante bellezza per darle sepoltura. Pose la sua tomba, infatti, nel luogo in cui,  sorge la città che reca ancor oggi il suo nome: Amalfi. Ma non contento, decise di renderle ancora un ultimo omaggio. Vinse lo scontro del drago che era stato posto a guardia delle porte del Giardino delle Esperidi, ossia il Giardino degli Dei e, penetratovi, estirpò uno degli alberi più belli e profumati, il limone, che ripiantò accanto alla tomba di Amalf. Ancora ancora oggi la pianta del limone prospera in questi territori e rende inconfondibile l’aria dei luoghi circostanti.

Più tardi gli abitanti del borgo, che sorse dove l’incontro fra i due amanti era avvenuto, edificarono un tempio in onore dell’eroe.

Intorno all’anno Mille sulle rovine del tempio fu edificata l’Abbazia benedettina di Santa Maria Assunta. Ma quel cenobio fu poi raso al suolo, alcuni secoli dopo, da una violentissima tempesta, secondo alcuni e, secondo altri, da una delle incursioni dei terribili pirati saraceni. Su quelle rovine venne poi edificata la nuova chiesa di Santa Maria Assunta nelle sue forme rinascimentali, che ancora oggi possiamo ammirare e che rende ancor più suggestivo il piccolo borgo, tesoro nascosto e poco conosciuto della Costiera Amalfitana.

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