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Il primo giornale di Cetara

La magia della Notte delle lampare a Cetara

di Claudia izzo

Se dici Cetara dici mare, sole, limoni. E alici.

In questo antico borgo di pescatori, uno di quelli che ha mantenuto il suo antico fascino in costiera, le alici sono da sempre la ricchezza fondamentale da utilizzare in mille modi, salate, marinate, piccanti, da sempre alimento di grande consumo, da cui si ottiene la famosa colatura.

Vivere la Notte delle Lampare a Cetara, significa addentrarsi in quella che è stata ed è la vita dei pescatori, fare un giro nelle loro atmosfere fatte di battute di pesca notturna, sguardo alla riva e coraggio nello spingersi lì dove il mare è profondo e promette i suoi tesori.

Così come da tradizione, il borghetto salernitano offre ogni anno la rievocazione del secolare rito della pesca delle alici. In questa notte, da poco trascorsa, si è potuto assistere dunque alla battuta di pesca notturna a bordo di un traghetto. A pochi metri di distanza, si può vedere con quanta forza e quanta passione i pescatori attirano con le lampare i banchi di alici e le tirano su con le reti.

Di qui gli antichi metodi di pesca: un tempo  era utilizzata la “menaide” o “menaica”,  dato da una rete lunga 300-400 metri,  alta 12 o 15 cm,  un solo telo a maglie uguali, ancora misurata in palmi napoletani che lascia sfuggire le alici più piccole intrappolando quelle più grandi adatte al consumo, che, nel tentativo di liberarsi perdono molto sangue, rendendo la qualità delle loro carni migliori. Un modo, questo, per rispettare  ciò che in natura non è ancora pronto per il consumo. Le reti vengono tirate in barca e per liberare le alici bisogna estrarle dalle maglie con delicatezza, una alla volta, decapitandole e ripulendole. Aperte e sviscerate, dissanguate arrivano al porto magre e delicate, senza utilizzo di ghiaccio,  con carne tendente al rosa. A terra i pescatori le dispongono in vasetti di terracotta smaltata con strati di sale grosso.

La menaide è stata poi sostituita dalle “lampare” negli anni ’20, una rete a imbuto con due ali, distesa verticalmente che raggiunge il basso per circa 30 metri. Mentre la rete viene calata, la luce di un’altra imbarcazione, dietro, alimentata prima con il carburo, poi con il petrolio, poi con accumulatori elettrici e infine con gruppi elettrogeni, attira le alici.

Un tempo la lampara stava ad indicare una piccola lampada montata sulle imbarcazioni dei pescatori, che serviva proprio ad orientarsi nel mare aperto durante le battute di pesca notturne, per attirare i pesci in superficie e facilitarne la cattura. Oggi il termine lampara indica tutto, l’intero peschereccio e le reti utilizzate.

Quella della Notte delle Lampare è la festa del pescato, delle alici, dei pescatori, che si svolge nel cuore dell’estate in questo ridente borgo, che si conclude con degustazioni e spettacoli, mentre le luci delle cianciole nel porto ricordano la pesca effettuata, il rituale proprio della pesca, le tradizioni che si tramandano, il passato che si specchia nelle acque del futuro.

 

 

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