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Il “Museo della Ceramica Vietrese” in Villa Guariglia a Raito di Vietri sul Mare

Alle porte della Divina Costiera, all’interno del comune della incantevole Vietri sul Mare, in prossimità del pittoresco borgo di Raito, sorge il Museo Provinciale della Ceramica vietrese, all’interno del complesso di Villa Guariglia, residenza estiva di Raffaele Guariglia. Ambasciatore d’Italia, Ministro degli esteri del Governo Badoglio e Ambasciatore dell’Ordine di Malta, costui donò alla Provincia, alla sua morte avvenuta il 25 aprile del 1970, le intere proprietà che comprendevano, tra le tante cose, la Villa (seicentesca casa colonica, trasformata in elegante Villa nell’800 e completata ulteriormente da ulteriori interventi tra gli anni ’20 e i ’30 dello scorso secolo), un’antica chiesa, in prossimità di essa, tutti i terreni agricoli e il giardino terrazzato. L’inizio degli anni ’70 fu teatro di un ampio dibattito storico-culturale sul valore intrinseco della ceramica di Vietri e sulla necessità di una più concreta rinascita di questa preziosa realtà artigianale caratteristica dell’intera Costiera Amalfitana. A tal proposito intervenne anche Elena Croce, figlia di Benedetto Croce, esprimendo così la sua opinione: “Vietri merita di avere, finalmente, come altre cittadine di analoga tradizione, un museo della sua ceramica. E poichè per una coincidenza che ha già il valore di una destinazione, essa possiede nel suo comune una villa (Villa Guariglia) e questa villa è stata destinata dal donatore a scopi culturali, e di studi di storia e di arte locale, un museo della ceramica vietrese può forse essere realizzato in circostanze assai più favorevoli che altrove”. Pochi anni dopo, il 9 maggio del 1981 viene inaugurato, all’interno della Torretta Belvedere della Villa, il Museo della Ceramica vietrese. Nell’area museale vengono collocati numerosi elementi di ceramica della collezione Guariglia, varie donazioni private e una raccolta di preziosi elementi ceramici custodita, fino ad allora, all’interno del Museo Archeologico Provinciale. Dopo una breve parentesi temporale di chiusura museale, nell’estate del 1992 la Torretta viene riaperta con l’aggiunta del piano terra, mentre sette anni dopo viene inaugurato un secondo settore dell’edificio per giungere, infine, all’inaugurazione nel 2001 del terzo settore museale. Si tratta di un interessante percorso cronologico attraverso il quale si articolano le numerose tematiche legate alla realizzazione artigianale delle ceramiche vietresi. Sono presenti, all’interno ella Torretta belvedere, 5 salette e un piccolo corridoio anch’esso allestito. Nella Sala A “Giuseppe Prezzolini” sono esposte numerosi esempi di mattonelle votive e di acquasantiere, tipici esempi di arte popolare, tra le quali spiccano alcune targhe votive della metà del ‘600 (collocate lungo i vicoli dei paesi con funzione di protezione delle case stesse o del circondario). Interessante è la mattonella votiva datata 1726 in cui si scorge il battesimo di Gesù, operato da San Giovanni Battista. In tale Sala, si possono ammirare, inoltre, alcuni piatti provenienti da Ariano Irpino. Nella Sala successiva, la B, dedicata a Luigi Cilento, sono custoditi ed esposti elementi come vasellame, piatti o bottiglie risalenti al XIX secolo; ritroviamo, inoltre, anche dei contenitori per l’olio, i cosiddetti “ogliaruli” o piatti utilizzati per asciugare i pomodori al sole: i “caponcielli”. Nel corridoio, invece, il visitatore può ammirare alcune mattonelle di tipo parietale ma anche pavimentale, le cosiddette “riggiole” dai colori sgargianti e dalle particolarissime decorazioni artistiche, mentre più avanti è esposta una particolare tecnica costruttiva muraria al cui interno si scorgono delle piccole anforette con funzione di alleggerimento. Prima di entrare nella terza Sala, la C, dedicata a Venturino Panebianco, ci si sofferma dinanzi alle “scandole” di color giallo e verde: avanzi di elementi ceramici, collocati a squame, che ricoprivano il campanile della piccola chiesa di San Vito, ripristinata dai Guariglia nel 1931. Nella Sala C è esposta, la “robba siciliana”, ovvero piatti, stoviglie, vasellame e scodelle che venivano esportati, fin dagli inizi del XVIII secolo ma in particolar modo nel XIX, in Sicilia. Tale produzione, particolarmente artistica, prevedeva tecniche particolari come, ad esempio, l’utilizzo di fasce decorate con una spugnetta impregnata di colore (in genere il verde ramina) delimitate a loro volta da filettature in bruno manganese. Nella Saletta D si custodiscono elementi artistici realizzati negli anni ’20 dello scorso secolo, assai importanti per l’evoluzione della ceramica. A partire da quel decennio, detto anche “Periodo Tedesco”, numerosi artisti del centro-Europa cominciarono a convergere nel territorio vietrese e costiero, creando una sorta di forte sinergia tra la continuità della tradizione artistica vietrese e l’esigenza di contemporaneità all’interno stesso della produzione artistico-ceramica. Nasce una originale produzione artistica grazie alla profonda sensibilità di numerosi artisti come Dolker, Hannasch, Kowaliska o Studemann. Attraverso la loro grande creatività e un occhio particolarmente sensibile, essi sono riusciti a esprimere artisticamente la realtà vietrese di quegli anni. Infine, nell’ultima Sala, la E, dedicata a Giovanni Michelucci, si toccano ulteriormente con mano le numerose e stravaganti contaminazioni artistiche presenti anche nel secondo dopoguerra, ben leggibili attraverso le opere di artisti come Gambone, dei fratelli Procida e di Carrano o della stessa Irene Kowaliska. Il luogo che ospita il Museo è particolarmente suggestivo soprattutto dal punto di vista paesaggistico, per il panorama che abbraccia l’intero Golfo di Salerno, presenta al suo interno alcune criticità, ambienti che andrebbero sottoposti a manutenzione come la Torretta o il viale del giardino Guariglia che porta al Museo stesso.

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