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Tra il cielo e il mare: lo splendido rudere della Basilica di Sant’Eustachio a Scala.

Di antiche origini romane, nel cuore della Costiera Amalfitana, con i suoi poco più di 1000 abitanti, il piccolo borgo di Scala è un insieme di agglomerati urbani di collina, a circa 400 metri s.l.m., che fondano la propria ricchezza sull’economia agricola e sulla pastorizia. Si tratta di borghi nati attorno a dei casali, antichi poderi dell’aristocrazia amalfitana che danno al territorio di Scala quella tipologia urbanistica di borghi decentrati posti tra valli e colline nell’immediato entroterra tra Amalfi e Atrani. Essi sono sei, tutti appartenenti all’antico Ducato marinaro di Amalfi: Contrada Scala Centro, Contrada Santa Caterina, Contrada San Pietro, Contrada Pontone, Contrada Campidoglio e Contrada Minuta. Quest’ultima è la realtà contadina che meglio conserva le sue caratteristiche viuzze e le numerose scale tipiche del territorio assieme a un patrimonio architettonico e artistico di rilievo come la chiesa dell’Annunziata, del XI secolo d.C. e la Basilica di Sant’Eustachio. Partendo proprio dalla piazzetta di Minuta, antistante la chiesa dell’Annunziata, con una caratteristica fontana (punto di ristoro per i muli che percorrono ancora adesso gli stretti sentieri tra Amalfi e Scala), dopo un breve percorso costituito per lo più da scale di straordinaria bellezza paesaggistica, ci si ritrova in prossimità del rudere della Basilica di Sant’Eustachio. Secondo lo storico Arnaldo Venditti, la basilica venne edificata alla fine del XII secolo per volere della nobile famiglia d’Afflitto, che si definivano diretti discendenti di Sant’Eustachio, realizzata proprio in prossimità della loro casa-torre. La chiesa, già completata nei suoi arredi alla fine del XII secolo e consacrata solo nel 1244, è in stile romanico, costituita da un portico d’accesso (non più visibile oggi), tre navate, divise da colonne di spoglio con capitelli in stile composito, dei quali rimangono poche tracce, e un transetto con tre absidi cilindriche. Al di sotto del transetto è collocata la cripta dove ritroviamo monofore ad arco acuto. La pianta della basilica (di tipo cassinese) è simile a quella delle cattedrali di Ravello, Scala e Salerno. Lo stile architettonico è quello tipico arabo-amalfitano, con decorazioni parietali esterne delle tre absidi di particolare bellezza con archi intrecciati e motivi a stella (unione di più stili che va da quello africano a quello islamico e spagnolo). Nell’arco di pochi secoli dalla consacrazione della chiesa-basilica, a causa della progressiva decadenza economico-commerciale di Amalfi, l’immobile sacro di proprietà assoluta dei d’Afflitto, segue un lento ma inesorabile declino: già nel 1570, difatti, risultava parzialmente crollata, mentre Mons. Capuano, nel 1694 la descriveva completamente distrutta. Il rudere è stato sottoposto a un primo intervento di recupero per volere della Soprintendenza di Salerno, nel 1993, intervenendo sulla cripta, caratterizzata da tre volte a crociera, fino ad allora luogo completamente riempito da materiali di risulta. Si avviò un meticoloso lavoro di studio e catalogazione dei numerosi materiali lapidei rinvenuti all’interno del rudere. Dal 1993, la chiesa è stata sottoposta a 5 ulteriori interventi di consolidamento e restauro tra il 1994 e il 2003. Tipico restauro di ricostruzione è stato l’intervento sulla decorazione geometrica policroma della parete esterna delle tre absidi con la completa ricostruzione (con un battuto di calce e pomice) delle tre cupolette delle stesse. Di particolare interesse sono i pannelli adagiati all’interno della basilica, con la ricostruzione 3d dell’immobile sacro che nella sua completezza doveva risultare, un tempo, di particolare bellezza ed eleganza, visibile anche dal mare. Dalla Basilica di Sant’Eustachio, infine, si può ammirare un panorama suggestivo, con il mare in fondo, Ravello ad est e le valli dei Mulini e del Dragone, a sud, tra rocce scoscese colline e i monti Lattari con i loro freschi boschi.

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