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La Divina Costiera e i caratteristici muretti a secco: le “macère”

 La particolare morfologia della Costiera Amalfitana, la cui bellezza si esalta tra le linee dei monti Lattari che raggiungono direttamente il mare in un continuo alternarsi di fiordi e insenature, accoglie armoniosamente al suo interno anche tutti gli elementi antropici del popolo che vi risiede in una sorta di perfetto equilibrio visivo del paesaggio.

Ravello – Costiera Amalfitana by Massimo Frasson is marked with CC BY-SA 2.0.

Oltre ai numerosi borghi incastonati lungo tutta la linea di costa, altri elementi “non naturali” in esso presenti, quali adattamenti di un territorio spesso impervio e caratterizzato da forti dislivelli, ad aree dedicate alle coltivazioni, all’allevamento o anche alla realizzazione di piccole dimore, sono i tipici muretti a secco o macère. La tecnica per la realizzazione dei muretti si basa sulla utilizzazione della pietra come l’unico elemento costruttivo, senza utilizzo di leganti. I muretti possono essere utilizzati sia per il contenimento e quindi l’incremento della superfice di terreno coltivabile, sia semplicemente come delimitazione di più proprietà. La loro realizzazione tutt’altro che semplice, è il frutto di uno scrupoloso e complesso lavoro tramandato nei secoli, applicando sempre la stessa tecnica. Si tratta, infatti, dunque della realizzazione di un vero e proprio mosaico di pietre, a volte anche semilavorate, poste una sull’altra, studiandone le forme una ad una, fino a creare, pian piano, le cosiddette “macère” (dal dizionario italiano macèra è il termine attraverso il quale si descrive un piccolo muro fatto di sassi sistemato a secco per separare campi o sostenere terrapieni). La loro realizzazione è una vera e propria arte, l’arte dei muretti modellati dall’uomo che si uniscono alla natura quasi confondendosi con essa. I muretti a secco costituiscono, inoltre, la giusta prevenzione a frane e alluvioni in un territorio così tanto bello ma anche tanto fragile. La loro peculiarità tecnologica, semplice ma efficace allo stesso tempo, si esplica nella permeabilità all’acqua che assicura un giusto apporto di drenaggio in caso anche di forti piogge. Ad assicurare la migliore risoluzione soprattutto dal punto di vista idrogeologico è, inoltre, la presenza, percepibile anche visivamente dei loro numerosi interstizi che conservano, al loro interno, la giusta umidità idonea alla vegetazione presente sui terrazzamenti. L’arte del muretto a secco è, dal dicembre 2018, iscritta nella Lista del Patrimonio Immateriale Unesco, come elemento transnazionale di 8 paesi: Svizzera, Spagna, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia e Italia. L’Unesco ne descrive così le motivazioni: “l’arte dei muretti a secco consiste nel costruire sistemando le pietre una sopra l’altra, senza usare altri materiali se non, in alcuni casi, la terra asciutta. Queste conoscenze pratiche vengono conservate tramandate nelle comunità rurali, cui hanno radici profonde, e tra i professionisti del settore edile. Le strutture con muri a secco vengono usate come rifugi, per l’agricoltura o l’allevamento di bestiame, e testimoniano i metodi usati, dalla preistoria ai nostri giorni, per organizzare la vita e gli spazi lavorativi ottimizzando le risorse locali umane e naturali. Queste costruzioni dimostrano l’armoniosa relazione tra gli uomini e la natura e allo stesso tempo rivestono un ruolo vitale per prevenire le frane, le inondazioni e le valanghe, ma anche per combattere l’erosione del suolo e la desertificazione”.

Costiera Amalfitana 023 by Davide Roe is marked with CC BY-NC 2.0.
Veduta da Ravello – Costiera Amalfitana by Alessandro Tortora is marked with CC BY-NC-ND 2.0.

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