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Il primo giornale di Cetara

Cetara ed i suoi figli illustri: Suor Orsola Benincasa

di Giuseppe Esposito-

Nel XVI secolo il Ducato di Amalfi era stato dato in feudo alla famiglia Piccolomini, originaria di Siena e fu forse al suo seguito che giunse al sud anche Girolamo Benincasa, ingegnere e architetto militare, senese ed imparentato con Santa Caterina. Egli stabilì la sua residenza a Cetara che era il limite del Ducato verso Salerno. Dopo la terribile incursione del pirata Barbarossa che catturò più di 300 abitanti del borgo, riducendoli in schiavitù, Girolamo si trasferì a Napoli. Aveva nel frattempo sposato Vincenza Genuino di Cetara dalla quale aveva avuto ben otto figli. L’ultimogenita fu Orsola e, dopo la sua nascita, avvenuta il 21 ottobre 1574, la famiglia tornò ad abitare a Cetara.

Girolamo era un uomo molto pio che conduceva una vita quasi ascetica e, con molta probabilità, la sua religiosità ebbe grande influenza su Orsola che, già dalla più tenera età cominciò a dimostrare un profondo fervore religioso. Infatti nel 1581, all’età di soli sette anni chiese di essere ammessa tra le clarisse cappuccine del monastero di Santa Maria di Gerusalemme, fondato dalla nobildonna di origini spagnole Maria Lorenza Longo. La sua richiesta fu respinta perché non aveva raggiunto l’età di dodici anni, previsti dalla regola. Ma la ragazza non si perse d’animo e cominciò a praticare la regola del convento a casa propria. Qualche tempo dopo le venne a mancare anche la madre e si trasferì nella casa che un suo zio le aveva messo a disposizione. Con lei si trasferirono anche il fratello Francesco e la sorella Antonia e più tardi si unì al gruppo anche la sorella Cristina, col marito Fabrizio Palmieri.

Intorno ai dieci anni cominciò ad avere le sue prime estasi, così come era accaduto a Santa Caterina e simili a quelle che nello stesso periodo aveva anche Maria Maddalena dei Pazzi.

Tali estasi divennero sempre più frequenti e sempre più lunghe. Talvolta duravano giornate intere. Il corpo le si irrigidiva e la sua temperatura aumentava al punto che spesso era necessario aspergerla con acqua fredda. Le capitava di cadere in estasi quando si approssimava alla Eucarestia o al sentire le parole “amor divino”.

Nel 1581 si ritirò in eremitaggio presso la casupola affittata da un contadino sopra il monte Sant’Elmo, nella zona del Vomero. Le sue estasi e la sua predicazione le procurarono una grande fama presso tutti gli abitanti di Napoli e l’arcivescovo Annibale da Capua, sospettando una mistificazione a fece mettere sotto stretta sorveglianza.

Durante una delle sue estasi ricevette l’ordine di costruire una grande chiesa nei pressi del suo romitaggio. Per affrontare tale impresa trovò l’appoggio di un ricco prelato, Gregorio Navarro, abate di Francavilla per il quale anche suo padre aveva prestato, in passato, la sua opera.

La nuova chiesa, una volta terminata fu dedicata alla Immacolata Concezione.

Nel 1582 chiese di essere ricevuta dal vescovo cui annunciò imminenti e terribili castighi divini e gli rivelò di aver ricevuto l’ordine di recarsi dal Papa. L’arcivescovo fu piuttosto titubante nell’appoggiare la sua richiesta, ma Orsola, ottenuta dall’abate Navarro una commendatizia indirizzata al cardinal Santoro, partì ugualmente. A Roma il Santoro le procurò un’udienza col papa Gregorio XIII, che la ricevette a Frascati. Alla presenza del pontefice, Orsolo cadde in una delle sue estasi e non fu in grado di comunicargli il messaggio per cui aveva chiesto di vederlo. Allora il pontefice, temendo che la donna potesse essere posseduta da spiriti maligni, formò una commissione incaricata di esaminarla. A capo della commissione Gregorio volle che ci fosse Filippo Neri, il futuro Santo e che di essa facesse parte anche il cardinal Santoro che aveva insistito affinché la ricevesse.

I lavori della commissione durarono ben sette mesi e furono condotti con un rigore eccezionale. Infine, vista l’umiltà e la pazienza con cui Orsola aveva superato tutte le prove cui era stata sottoposta Filippo Neri si pronunciò a favore della virtù di Orsola.

La lunga assenza e la mancanza di notizie sulla sua sorta avevano fatto temere, a Napoli, che essa fosse stata destinata al rogo. Invece, visto il parere positivo del Neri, il Papa le concesse di tornare a Napoli, vietandole però di emettere profezie.

Tornata a Napoli Orsola si ritirò nel suo eremitaggio, ma accanto alla chiesa che aveva fatto costruire fondò una comunità religiosa di sole donne. Esse non erano legate da voti solenni, ma solo dalla pubblica oblazione e da voti semplici. Alla Comunità fu dato il nome di Congregazione delle oblate della SS: Immacolata Concezione di Maria e la regola imposta prevedeva vita ascetica, contemplazione e mortificazione del corpo. Dopo poco la Congregazione prese ad occuparsi della educazione delle fanciulle, missione che ai nostri tempi ha portato alla fondazione dell’Istituto Universitario che porta il nome di Orsola Benincasa. Come superiora del convento fu nominata la sorella di Orsola, Cristina.

L’abate Navarro divenne il confessore delle oblate e, nel 1585, fece dono alla comunità dell’abbazia di San Giovanni in Venere, presso Chieti. La cura delle oblate passò più tardi agli oratoriani ed essi assunsero il governo di quello che era diventato un vero e proprio monastero.

Nel 1607 due teatini Marco Parascandalo e Clemente Alonzo, suggerirono ad Orsola di creare modificare la regola ed imporre che le oblate fossero legate, questa volta, da voti solenni. Dopo una delle sue visioni Orsola si decise a trasformare la comunità in un monastero di clausura femminile, in cui il numero delle monache doveva essere fissato in trentatré unità. La nuova regola fu approvata da papa Gregorio XV nel 1623.  Lì accanto Orsola fondò anche un monastero di frati, limitato a soli dodici teatini cui era demandata la cura delle suore. Ma l’iter di tale progetto risultò piuttosto laborioso e giunse a compimento solo nel 1633.

Orsola, nel frattempo si era spenta il 20 ottobre 1618.  Si dovette aspettare il 7 agosto 1793 perché il papa Pio VI la dichiarasse venerabile.

In ricordo della loro santa concittadina, nella chiesa di San Francesco a Cetara, si piò ammirare nelle lunette sotto la volta a botte un ciclo di affreschi che mostrano episodi della vita di Orsola.

 

Fonti: Wikipedia

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